STENOSI CAROTIDEA

  

CHE COS’E’ UNA STENOSI CAROTIDEA E COME SI ESEGUE L’INTERVENTO DI TEA CAROTIDEA

 

La stenosi carotidea è un restringimento della carotide aortica che è localizzata a livello del collo.
Questi restringimenti o stenosi si formano in genere per la deposizione di colesterolo, calcio e piastrine nella parete dell’arteria (aterosclerosi) e possono determinare una riduzione dell’afflusso del sangue e quindi dell’ossigeno al cervello ed agli occhi.In caso di occlusione completa dell’arteria o nel caso in cui alcuni frammenti di una placca o un coagulo dovessero migrare e occludere un’arteria cerebrale, si può verificare un’ ischemia cerebrale o ictus che può avere come conseguenza disturbi temporanei o permanenti della sensibilità, del movimento, della coscienza, del linguaggio, della vista e del comportamento. Nei casi più gravi si può arrivare alla morte.

 

Per prevenire tutte queste gravi complicanze Le è stato consigliato un intervento chirurgico di endoarteriectomia carotidea che consiste nella rimozione chirurgica della placca che restringe la carotide.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale o in anestesia locale per mezzo di una incisione sul collo isolando il tratto di arteria sede del restringimento. Dopo aver chiuso l’arteria a monte e a valle del restringimento per mezzo di apposite pinze (clamp), questa viene incisa  e viene rimossa sia la placca causa della stenosi, sia la sua superficie interna danneggiata. Durante il clampaggio in caso di anestesia locale, valuteremo attraverso alcune domande il suo stato neurologico  e la sua tolleranza all’intervento.

Tale monitorizzazione  ci potrà segnalare, soprattutto in caso di anestesia generale, una incapacità di compenso cerebrale (intolleranza al clampaggio, che si verifica in un 10-15% dei casi) che viene risolta attraverso il posizionamento di un tubicino o shunt che consente di mantenere il flusso di sangue a valle del tratto operato. Tale provvedimento viene adottato in caso di anestesia generale, se non si registra una pressione >50 mmhg nella carotide interna.

L’arteria viene quindi ricucita mediante una semplice sutura dell’incisione (1) o spesso attraverso l’interposizione di una “toppa” di materiale sintetico (patch) (2); in altri casi l’arteria viene sezionata e dopo averla ripulita viene riattaccata con una sutura (tecnica dell’eversione 3) mentre in casi più rari può essere necessario sostituire completamente l’arteria con una protesi sintetica (by-pass). 

 

In ogni caso sarà il chirurgo che al momento dell’intervento sulla base delle caratteristiche morfologiche dell’arteria, del tipo ed estensione del restringimento sceglierà la tecnica operatoria più adatta. 
Eventuali modifiche, estensioni o variazioni della tecnica chirurgica o del tipo di anestesia potranno comunque rendersi necessarie nel corso dell’intervento .
 

MATERIALI UTILIZZATI PER iL TRATTAMENTO ED EVENTUALI POSSIBILI EFFETTI INDESIDERATI

 

Come indicato sopra, è possibile che nel corso dell’intervento, venga utilizzato del materiale sintetico (“patch” o “by-pass”); tale materiale risulta assolutamente biocompatibile e non comporta alcuna limitazione per il paziente né attenzioni particolari da seguire. Naturalmente essendo un materiale “sintetico” esiste un possibile rischio (incidenza <1%) di infezione, precoce o tardiva, che potrebbe richiedere un reintervento di asportazione e di sostituzione, generalmente con materiale autologo (tessuto venoso del paziente) o con materiali biologici eterologi (es pericardio bovino); i tessuti autologi (dotati di una maggiore resistenza all’infezione) presentano comunque il rischio di una possibile evoluzione aneurismatica per cui un loro utilizzo in prima istanza non viene consigliato.

 

CONDOTTA E REGOLE DA SEGUIRE AL TERMINE DELL’INTERVENTO

 

Al termine dell’intervento è possibile che Lei venga trasferito in Terapia Intensiva per il monitoraggio delle principali funzioni vitali sino al giorno successivo. Dopo la visita di controllo con l’eventuale rimozione del drenaggio chirurgico e visionati gli esami di controllo previsti, (eventualmente dopo il rientro in reparto dalla Terapia Intensiva) a partire dalla mattina successiva all’intervento Lei potrà condurre una vita normale, compatibilmente con la sua età e le sue condizioni cliniche generali, in attesa della dimissione che generalmente avviene dopo 2-3 giorni.
Naturalmente eventuali problematiche che dovessero insorgere dopo l’intervento potrebbero modificare la condotta post-operatoria.
Prima della dimissione Lei sarà sottoposto ad un esame ecocolordoppler di controllo e verrà dimesso con l’indicazione a continuare a domicilio le medicazioni della ferita chirurgica in attesa della visita di controllo prevista a distanza di circa una settimana dall’intervento, in occasione della quale potranno essere rimossi i punti di sutura cutanei. Tale visita e comunque ogni controllo post-operatorio eseguito entro 30gg dalla dimissione, ovunque eseguito, verrà effettuata gratuitamente dell’équipe chirurgica e non richiede la redazione da parte del suo medico di Medicina Generale di alcuna richiesta sul ricettario regionale.

 

TEMPI DI RECUPERO ED INCIDENZA DEL TRATTAMENTO SULLA QUALITA’ DI VITA

 

Superato l’intervento Lei potrà condurre una vita normale sia lavorativa, sia di relazioni sociali, sia di attività fisica compatibilmente con l’età e le eventuali malattie associate.

 

BENEFICI

 

Esiste attualmente un accordo unanime nel riconoscere l’importanza della chirurgia carotidea nella prevenzione dell’ictus cerebrale ischemico qualora la terapia medica non sia più in grado di prevenire o limitare l’evoluzione della malattia e le sue possibili complicanze.
In particolare l’intervento è indicato, anche se il paziente non ha sintomi, quando si riscontra una stenosi della arteria carotide maggiore del 60-70% o in caso di placche “a rischio” (molli, a bassa componente calcifica e fibrosa) che, per la loro conformazione più friabile, possono causare facilmente fenomeni embolici o trombotici. Infatti, i dati in letteratura sono ormai concordi nel ritenere che tutti quei presidi farmacologici oggigiorno a nostra disposizione, capaci di rendere più fluido il sangue, siano meno efficaci nel ”proteggere” il paziente da eventi neurologici rispetto al trattamento chirurgico o endovascolare.
Le attuali linee guida chirurgia carotideo prevedono:

 
  • nella stenosi carotidea sintomatica (sintomi insorti entro 6 mesi) uguale o maggiore del 70% è indicata l’endoarteriectomia carotidea
  • nella stenosi carotidea sintomatica compresa tra il 50% ed il 69% l’endoarteriectomia carotidea è indicata anche se il beneficio è modesto almeno per i primi anni, pur crescendo negli anni successivi (Raccomandazione grado A)
  • nella stenosi carotidea sintomatica inferiore al 50% il trattamento chirurgico non è indicato
  • in caso di stenosi carotidea asintomatica uguale o maggiore al 60% l’intervento è indicato se il rischio perioperatorio di complicanza gravi è inferiore al 3% e comunque offre un beneficio modesto in termini di riduzione assoluta di rischio.
 

Inoltre, nel paziente colpito da un evento neurologico acuto il trattamento in urgenza chirurgico-endovascolare della stenosi carotidea è indicato in casi selezionati con lo scopo di limitare l’estensione dei danni.

 

RISCHI

 

Pur se condotta secondo arte e con le più moderne conoscenze mediche, l’intervento di tromboendoarteriectomia carotidea può presentare alcune complicanze che possono essere immediate (intra- e postoperatorie) o tardive (cioè verificarsi a distanza di tempo dall’intervento).
 
Le complicanze immediate comprendono:

 
  • Morte, la cui incidenza si è attualmente ridotta al di sotto dello 0,5%, ma che aumenta proporzionalmente con l’aumentare dei fattori di rischio (età avanzata, compromissione degli apparati cardiaco, respiratorio, cerebrale, renale).
  • Complicanze neurologiche quali l’ictus: ovvero deficit motori (perdita di motilità del/degli arti controlaterali alla carotide trattata) o sensoriali (ad esempio l’incapacità a capire, parlare o leggere, disturbi oculari sino alla cecità). Tali complicanze possono essere reversibili o permanenti.
  • Sindrome da rivascolarizzazione, comprendente: crisi ipertensive, cefalea, nausea, vomito, fino alla insorgenza di crisi epilettiche generalizzate.
  • Lesione dei nervi cranici, che può provocare disfonia e afonia (difficoltà a parlare e abbassamento del tono della voce), difficoltà alla deglutizione, raucedine, deviazione della lingua verso il lato operato, deviazione della rima buccale verso il basso, interessamento del nervo accessorio con conseguente limitazione funzionale della spalla omolaterale. Tali complicanze possono essere reversibili o  più raramente permanenti.
  • Occlusione acuta del vaso sottoposto ad intervento, tale evento può non dare sintomi oppure causare quelle complicanze neurologiche ricordate sopra, spesso permanenti.
  • Emorragia cerebrale, evento che può presentarsi anche alla distanza di ore o giorni dall’intervento.
  • Deiscenze, infezione e raccolte ematiche o linfatiche in sede di ferite chirurgiche che non sempre regrediscono con il solo trattamento conservativo ma a volte richiedono una revisione chirurgica.
  • Ipoestesia o anestesia nella sede di cicatrice chirurgica.
  • Complicanze respiratorie (atelettasia, polmonite, versamento pleurico, embolia polmonare).
  • Complicanze cardiache, dall’insufficienza reversibile all’infarto mortale.
  • Sanguinamento postoperatorio richiedente revisione chirurgica per compressione sulle strutture vicine.
  • Necessità di posizionamento di stent carotideo perioperatorio per la presenza di flap o per particolarità tecniche (end point della placca non controllabile).
  • Reazioni avverse al mezzo di contrasto, utilizzato per il controllo angiografico intraoperatorio, fino allo shock anafilattico. 


Le complicanze tardive comprendono:

 
  • Restenosi, fino alla completa occlusione, del vaso sottoposto a intervento. Tale evento può verificarsi precocemente o a distanza di anni. Tale condizione può richiedere un reintervento nel caso in cui il restringimento dell’arteria superi l’80% o determini una sintomatologia neurologica.
  • Infezione protesica: tale evento si può manifestare a distanza di anni e può essere legato a infezioni anche banali contratte successivamente rispetto all’intervento chirurgico, per esempio dell’apparato respiratorio, urinario, o del cavo orale. Tale complicanza comporta la sostituzione della protesi con altro materiale sintetico analogo o, ad esempio, con tessuti autologhi (vene). Talvolta possono manifestarsi delle fistole ovvero comunicazioni tra protesi e cute, quadri normalmente legati ad infezione.
  • Pseudoaneurismi: ovvero dilatazioni della parete a livello della sutura vascolare con le possibili complicanze compressive o di rottura. 

 

ALTERNATIVE

 

Laddove il trattamento della stenosi carotidea sia indicato, una possibile alternativa al trattamento chirurgico é rappresentato dallo stenting carotideo che prevede il posizionamento di una protesi endovasale (una specie di cilindro metallico elastico autoespandibile, montato su un catetere e ricoperto da una camicia retrattile) che schiaccia e “fissa” a parete la placca con lo scopo di mantenere aperta l’arteria e che viene dilatato con un palloncino sotto controllo radiologico. Tale procedura rappresenta una metodica di trattamento meno invasiva e relativamente recente e nonostante la sua sicurezza ed efficacia sia ampia e dimostrata da numerosi studi (con percentuali di successo simili all’intervento chirurgico), il suo ruolo quale alternativa alla endoarteriectomia chirurgica  è ancora oggetto di valutazione.
Le attuali evidenze non sono da ritenersi sufficienti per indicare un cambio di tendenza dall’endoarteriectomia verso le procedure endovascolari nella correzione chirurgica di scelta della stenosi carotidea.